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Trama

Un invisibile visitatore contemporaneo si trova (in sogno?) a vagare, quasi mai scorto da chi gli sta intorno, per il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Attraverso sculture e significativi dipinti ripercorre, a salti, la storia russa, prevalentemente dall’Ottocento fino alle soglie della Rivoluzione, con brevi puntate all’oggi.

Lo accompagna, tra apparizioni di zar e sontuosi balli, un enigmatico diplomatico francese, arguto e a volte sgarbato, dal quale si separa e che ritrova più volte.

L’arte avvolge tutto.

Recensione

Quando sogniamo, siamo spesso contemporaneamente osservatori e protagonisti, e i due punti di vista si confondono.

L’ostico ma sempre intenso Alexander (o Alexandr o Aleksandr) Sokurov (Madre e figlio, Moloch) salda e differenzia questo duplice aspetto onirico, non mostrandoci mai chi c’è oltre la soggettiva (probabilmente, il regista stesso) e mettendoci nelle mani di una guida svogliata quanto illuminante.

Inoltre, i due strani e girovaghi “turisti” dialogano e balzano con facilità da un’epoca a un’altra (a seconda del salone in cui si trovano) in un unico, tecnicamente impressionante piano sequenza di oltre un’ora e mezza (è girato in digitale, e se ci fosse un trucco non si noterebbe minimamente), a sottolineare ulteriormente, come è suggerito fin dall’inizio, lo stato d’incoscienza del nostro narratore, immerso in un tempo eterno che la mente mescola.

Per una maggiore comprensione gioverebbero conoscenze approfondite di storia, letteratura e pittura russe, ma questo non significa che il bravo e colto cineasta, che inserisce anche una battuta sul suo governo, non sappia ugualmente coinvolgere e affascinare lo spettatore.

A meno che questi, è bene specificarlo, non abbia trascorso una giornata faticosa.

Max Marmotta