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Recensione

Radiografare i tempi che corrono con originalità e occhio disincantato non è affatto semplice. Francesco Patierno, un ottimo esordio ormai lontano (Pater familias è del 2003) e due film successivi – il fiacco Il mattino ha l’oro in bocca e il più incisivo (ancorché imperfetto) Cose dell’altro mondo – che lo hanno fatto rientrare nella medietà italiana, punta a divertirci con amarezza, ma l’impasto è sbilanciato.

I tre quarti delle vicende dell’avido e cinico avvocato Claudio Bisio, che sembra non rendersi conto della precarietà del suo pingue posto di lavoro presso uno studio legale (la fonte è un romanzo di Federico Baccomo, che ha anche scritto la sceneggiatura insieme al regista e a Federico Favot con la collaborazione di Marco Pettenello) e tuttavia prende accordi per un nuovo, torbido impiego con il potente Diego Abatantuono, sono all’insegna del paradosso, del tocco sostanzialmente leggero per veicolare contenuti seri.

Verso la fine, però, il tono diviene intenzionalmente drammatico, il protagonista ha una crisi di coscienza un po’ romanzesca e gli eventi prendono una piega diversa, sebbene il finale, che dona per fortuna maggiore spessore al personaggio della moglie (Margherita Buy), disperda con una certa faciloneria le”energie negative”.

Restano comunque una valida cornice, quella dell’alta borghesia con il pelo sullo stomaco, e la scena allegoricamente inquietante con il maresciallo Carlo Buccirosso (il migliore in campo, insieme all’indimenticato caratterista Claudio Bigagli, capo quietamente minaccioso).

Bastano? .

Max Marmotta