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Recensione

In un Natale avaro di reali provocazioni cinematografiche (dato che non si può contare troppo nemmeno sul superficialmente caustico La festa prima delle feste), il tardivo ritorno in azione di Willie Soke (un Thornton ultimamente in ombra), ladro tanto abile quanto ubriacone mascherato da Santa Claus già distintosi in Babbo bastardo (2003), non poteva che destare buone aspettative.

Purtroppo il meccanismo politicamente scorretto si è arrugginito: alla regia non c’è più l’allora promettente Terry Zwigoff, bensì l’indeciso Waters (capace di dirigere commedie interessanti come La casa del sì e Mean Girls, ma fra i suoi titoli recenti si annoverano La rivolta delle ex e I pinguini di Mr. Popper), mentre la sceneggiatura è passata dalle mani della premiata ditta Ficarra & Requa a quelle più inesperte di Johnny Rosenthal e Shauna Cross.

Il risultato è una serie di situazioni scarsamente comiche e improduttivamente volgari, poste a guarnire un soggetto esile (il cinico e in fondo generoso furfante è chiamato dall’inaffidabile ex-socio a forzare la cassaforte di un’associazione benefica guidata da una stupenda e insoddisfatta signora con cui avvia una grottesca relazione).

A farne le spese sono i poco convinti attori, dall’altrove impeccabile protagonista ai ritornanti Cox, Kelly (cresciuto, come in una variante in acido di Boyhood: l’idea migliore) e, brevemente, Spencer, fino (e soprattutto) ai nuovi acquisti Bates e Hendricks.

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Max Marmotta