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Recensione

Un romanzo di formazione avvolto e protetto dalla tenerezza? Tanti se ne sono visti, anche e forse soprattutto in Italia.

Il primo film di Andrea Jublin, che ritaglia per sé un simpatico ruolo secondario di loser, possiede però una grazia speciale, in parte attribuibile all’ottima scelta del piccolo protagonista Marco Todisco, calato nella maglia brasiliana di uno studente appassionato di calcio che si prodiga fino all’inverosimile per far recuperare terreno a una svogliata compagna di classe (Beatrice Modica) di cui è perdutamente innamorato; in parte ascrivibile all’effettiva scorrevolezza delle situazioni, che conducono a una chiusa intelligente (dote sempre più rara da reperire in commedia).

Va detto che si riscontra pure un buon gioco (di squadra, vien da dire) d’attori: la saggia e sentimentalmente titubante sorella Camilla Filippi, i genitori male assortiti e “non comunicanti” Giselda Volodi e Gianfelice Imparato, l’inflessibile (e depressa) professoressa Anna Bonaiuto, il premuroso preside Giorgio Colangeli concorrono alla resa di un tono leggero ma mai gratuito, tra osservazioni sapide e attualizzazioni del classico canovaccio da amorazzo scolastico.

Insomma, quando si dice una sorpresa.

Max Marmotta