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Trama

La bella Lisa abita con la nonna in un antico condominio di fronte al Louvre. I lavori per la costruzione di un parcheggio nel sottosuolo creano inavvertitamente un varco tra la cantina della donna e il museo, che, da poco ristrutturato, ha inspiegabili problemi all’impianto elettrico.

Il guardiano, e appassionato di egittologia, Simonnet sospetta che dietro ai misteriosi incidenti capitati ad alcuni colleghi ci sia un malefico fantasma risvegliato da qualcuno o qualcosa.

Lo scettico direttore Bertrand Faussier assume l’ispettore in pensione Verlac, che è certo della presenza di un’entità soprannaturale nell’edificio.

Recensione

Non mette per niente paura questo Belfagor, e, come La mummia di Sommers, non ne ha intenzione. Il regista, che ha potuto disporre dell’autentico Louvre come set, pur ostentando una notevole padronanza tecnica, cade presto in una imbarazzante indecisione sul registro da scegliere, a causa anche di una sceneggiatura schematica e approssimativa.

Fortunatamente, oltre a un incipit intrigante e ritmato, è presente qualche traccia di ironia, specie nelle battute di Serrault nel ruolo di Verlac; gli effetti visivi sono curati dalla Duboi, mentre il cast può contare su nomi di richiamo del panorama francese: dalla Marceau (Lisa) a Jean-François Balmer (il direttore Bertrand), da Frédéric Diefenthal (Martin, già in Taxxi 1 e 2) a Lionel Abelanski (il folle di Train de vie, qui nella parte di Simonnet), passando per le icone Julie Christie (Glenda Spender) e Juliette Gréco, protagonista delle serie tv Belfagor negli anni ‘60.

Certo si potrebbe pretendere un prodotto diverso e superiore a quelli sfornati continuamente dagli Stati Uniti.

Sax Marmotta