
Cantando dietro i paraventi
- Ermanno Olmi
- Bud Spencer, Camillo Grassi, Jun Ichikawa, Sally Ming Zeo Ni
- Drammatico
- Francia, Italia, Regno Unito, Stati Uniti
- 24 October 2003
Trama
Nella Cina del Seicento, una donna diventa un temutissimo pirata, i cui arrembaggi danneggiano principalmente la flotta imperiale.
Ching, questo il nome della corsara a capo di un’abile ciurma, spesso bonariamente ammonita da un anziano capitano iberico che le fa da vice, in realtà agisce per vendetta: il suo sposo era un bucaniere, finanziato da uomini d’affari avidi e traditori, che pagò caro il compromesso con il governo, il quale lo blandì offrendogli un’alta carica se avesse liberato i mari dai saccheggiatori.
L’antica storia viene ricostruita in un equivoco teatrino d’inizio Novecento, dove approda per sbaglio uno studente occidentale, presto irretito dalla trama rappresentata.
Recensione
Il maestro Ermanno Olmi prosegue da par suo il discorso antiguerresco inaugurato dall’accurato Il mestiere delle armi, senza rinunciare quindi a suggestioni pittoriche (le scene sono composte con gusto, pure grazie all’apporto del figlio del regista, Fabio, direttore della fotografia), metaforiche (tutto sommato, tra una collusione politico-criminale e l’altra, si parla di attualità), storiche (si prende spunto da un personaggio realmente esistito, di cui si trova testimonianza nelle cronache d’epoca), poetico-letterarie (il significativo finale fa riferimento a un’antica leggenda riguardante la supplica del drago imperiale alla farfalla Hu-die per far cessare i conflitti).
C’è perfino il teatro che fa da sfondo e trait d’union al racconto, espediente narrativo progressivamente “dimenticato” dall’autore (a beneficio di una maggiore immersione del pubblico nelle vicende), per essere dovutamente ripreso nell’epilogo.
Anche l’accento ispanico del sorprendente Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer (memore de Il Corsaro Nero, interpretato nel 1971?), cala man mano che si va avanti, ma si tratta probabilmente di un ulteriore intenzionale “distaccamento dalla finzione”.
Da non sottovalutare la figura del ragazzo, spettatore/osservatore privilegiato che rimanda, vagamente, al giovane protagonista di un precedente lavoro del cineasta bergamasco, Lunga vita alla signora!.
Insomma, una pellicola (recitata in italiano) affascinante, ostica nel suo incipit, che difende la pace esaltando l’onore e guardando la morte (vedi il pesce, simbolo del tradimento), provvista finanche di contenuti –e modernizzati– momenti da kolossal di un tempo (esterni girati su un lago del Montenegro) e di bisbigli ironici.