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Trama

In uno stabile romano viene brutalmente assassinata, con una squadra di metallo, una giovane insegnante.

Mentre il pm Rita Facino, che vive nello stesso palazzo, avvia un’indagine sotto la guida del frettoloso procuratore Visconti, in rapida successione nell’edificio avvengono altri due delitti: le vittime, uccise con modalità analoghe, sono Gabriella, la domestica della poco raccomandabile contessa Mirta, pittrice ed esperta in truffe, e Ottilia, manager e amante della dimenticata soubrette Nicole Cardente.

Così, tra una morbosa trasmissione della giornalista televisiva specializzata in torbidi misteri Laura Melli e uno sfogo in piazza del giudice Valli, ormai svanito, i sospetti si concentrano su una sola persona, il neo-inquilino Premio Politano, un uomo dal passato burrascoso.

Ma Donatella, ex-allieva di Mirta caduta in disgrazia, sa qualcosa in più.

Recensione

Scritto con la consulenza di Salvatore Ferraro, l’assistente universitario coinvolto nel caso Marta Russo, questo thriller erotico, con contaminazioni mystery –neppure tanto, viste le evoluzioni della trama– e horror che vorrebbero rimandare (ma non possono) al cinema di Mario Bava e Lucio Fulci (e in una sequenza ci si riferisce persino a Scream!), è realizzato da Pierfrancesco Campanella.

Considerando i suoi precedenti da attore (qualcuno ha mai visto l’orribile e decadente La trasgressione?) e da regista (Strepitosamente… flop! e Bugie rosse, in cui si sprecavano le ambigue locations notturne bolognesi e l’indiscussa bravura di Gianfranco Iannuzzo e Alida Valli), non c’era certo da aspettarsi un granché: solo il soggetto, elaborato dallo stesso autore, ha aspirazioni “alte”, dato che parla di tv trash (proprio come questa pellicola) e di demonizzazione gratuita.

Per il resto, prove da recita scolastica (tranne gli isolati Petrocelli e Nero) da parte di interpreti di varia estrazione (anche dimenticati, come Florinda Bolkan, ancora contessa dopo “La piovra”), montaggio improponibile e direzione pedestre.

Ovvero, come dilapidare una massiccia e inspiegabile campagna pubblicitaria.

Max Marmotta