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Trama

Segnato da un’infanzia difficile a causa dell’esecuzione del padre, il detective Vincent LaMarca è oggi un rispettabile poliziotto newyorkese, con una relazione poco impegnativa con la vicina Michelle, impiegata in un teatro.

L’indagine sull’omicidio di un corpulento spacciatore, detto Picasso, lo riporta –a fianco del collega Reg Duffy– nella natia Long Beach.

Non ci vuol molto a scoprire che nel fattaccio sono implicati i balordi Snake e Joey “Nova”, quest’ultimo figlio dell’agente.

Separato da anni da Maggie e roso dai sensi di colpa per il percorso da sbandato del ragazzo, che non vede da parecchio tempo, l’integerrimo Vincent si augura di trovare prove che scagionino il giovane, tossicodipendente e genitore, con Gina, del piccolo Angelo.

Ma sulle sue tracce c’è anche il temibile Spyder, boss della droga determinato a punire il responsabile della morte del suo corriere.

Recensione

Ancora uno sbirro per Robert De Niro, che nonostante la regia “ordinata” dell’amico Caton-Jones (con il quale aveva già lavorato in Voglia di ricominciare) riesce comunque a comunicare i tormenti del personaggio, ispirato ad un fatto di cronaca, con molta misura.

Certo, a parte il mestiere del divo italo-americano e di Frances McDormand, anche lei capace di rinvigorire un ruolo potenzialmente piatto, e la conferma di James Franco (Spider-Man) come uno dei volti più interessanti della nuova Hollywood, non ci sarebbe molto di originale da segnalare: il passato che ricade sugli eredi, il rapporto perpetuato genitore-figlio –per giunta in una di quelle situazioni con cui i media vanno a nozze– con la parola “padre” ripetuta un’infinità di volte nei dialoghi, contrasti e affinità tra metropoli (Manhattan) e piccolo centro (Long Beach), il ritrovato Dzundza e Forsythe nei panni rispettivamente del collega sfortunato e del rozzo cattivone… Eppure sotto un’angolazione classica il tutto è persino accettabile.

Max Marmotta