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Trama

Dopo avere estorto denaro all’ingenuo Dolby, l’abile truffatore Jake Vig scopre che costui è stato assassinato (così come il suo incolpevole amico Al) e che era al soldo di un pericoloso e trasandato criminale che si fa chiamare il Re.

Convocato da quest’ultimo, Jake, che non può o non vuole restituire il maltolto, propone al boss un accordo per risarcirlo: l’organizzazione di un nuovo imbroglio.

L’idea, fortunatamente, piace, ma il giovanotto e i suoi fedeli soci Gordo e Miles, con l’aggiunta forzata di Lupus, scagnozzo del Re, e quella più gradita dell’affascinante borseggiatrice Lily, stavolta non dovranno sgarrare.

Il pollo prescelto è il potente Morgan Price, seguito sempre dal tirapiedi Travis, e subito viene architettato un raffinato piano per gabbarlo.

Nel frattempo Whitworth e Manzano, agenti collusi con Jake, vengono ricattati dal collega Gunther Butan, che ha giurato di catturare lo sgusciante mago del raggiro ed esige il loro aiuto.

Recensione

La presenza di Andy Garcia (Butan) tradisce ulteriormente le truffaldine somiglianze con Ocean’s Eleven.

Anche se il flashback su cui si impernia l’intero film è un po’ pretestuoso e Dustin Hoffman (il Re) abbastanza gigione, il regista James Foley (A distanza ravvicinata e Americani le sue pellicole migliori, Who’s That Girl la peggiore) ha ottenuto un discreto risultato.

La sua si rivela un’opera simpatica, ben raccontata, congegnata ma non sorprendente, a dispetto di una trama che vorrebbe esserlo: se hai già visto film di questo tipo e identifichi la squadra e i suoi metodi, difficilmente ti lasci abbindolare.

Ciò non toglie molto alla piacevolezza della visione, un onesto prodotto chic opportunamente “inzaccherato” che si lascia seguire volentieri sino alla fine.

I più funzionali sono proprio il canagliesco Edward Burns, in un ruolo (Jake) che sarebbe andato bene al somigliante Ben Affleck, e la concupiscente (finanche sopra le righe nella scena del ristorante) Rachel Weisz (Lily), senza dimenticare il legnoso eppur viscido Franky G (Lupus) e il “compare a vita” Paul Giamatti (Gordo).

Max Marmotta