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Trama

Selma è un’operaia di origine cecoslovacca emigrata negli Stati Uniti e appassionata di musical. Soffre di una grave malattia che l’ha resa quasi cieca, e il suo unico scopo è quello di raccogliere abbastanza soldi per fare operare il figlio quasi tredicenne, destinato allo stesso male.

La donna, che ogni tanto si abbandona a numeri di danza immaginari, incontrerà, per troppa fiducia nel prossimo, ulteriori e imprevedibili difficoltà.

Recensione

Si apre con alcuni, significativi minuti di buio l’ultima fatica del danese Lars Von Trier, per enfatizzare le note dell’ouverture scritta dalla cantante-protagonista Björk, così come il resto delle musiche.

Si tratta di una fiaba crudele in ogni suo risvolto, ma pervasa da un pathos tutt’altro che gratuito che garantisce parecchie emozioni e altrettante riflessioni.

Il cineasta, autore anche delle parole delle canzoni e persino vocalist per l’occasione, ha preteso molto dalla sua bravissima attrice, che per contro, fortemente provata dalla lavorazione, non vuole più avere a che fare con il cinema.

Tale contrasto, dovuto più che altro alla nota presunzione di Von Trier, non ha impedito a Dancer in the Dark di vincere le Palme d’Oro per il miglior film e la migliore interpretazione femminile all’ultimo festival di Cannes.

Scelta obbligata, poiché si tratta davvero di un capo d’opera.

Max Marmotta