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Trama

Danny è un aspirante scrittore che vanta oltre quaranta esperienze di convivenza. Nel momento in cui i soldi mancano o i padroni di casa reclamano l’affitto arretrato, Danny fugge in cerca di in un nuovo appartamento, con nuovi coinquilini.

Alcuni amici riescono sempre e comunque a rintracciarlo. Tra questi Sam, studentessa innamorata dell’eccentrica Anya, e Flip, tossicodipendente dal cuore d’oro.

Un debito di circa 25.000 dollari, che mette in allerta anche la polizia, spinge il futuro romanziere a scrivere un racconto per la rivista Penthouse, con la speranza di raccogliere un po’ di denaro.

Recensione

E morì con un felafel in mano incuriosisce parecchio e altrettanto delude. È un film quasi diviso in episodi, che confluiscono nel tragico finale annunciato fin dall’inizio, e nell’inevitabile scelta dei personaggi di girare pagina e crescere.

Ricca di situazioni grottesche, completamente slegate tra di loro, nonché di battute ricavate da altre pellicole o brani musicali (quasi pensieri ad alta voce che delucidano sul peso esistenziale del carattere), l’opera a tratti diverte, anche se difetta di ritmo.

Palesi le influenze da Tarantino, dalla beat generation, in parte da Altman, con certi tocchi alla Boyle, e da Nick Cave.

Bravi il protagonista Noah Taylor (Danny), già visto in Shine e Quasi famosi, e la gelida Romane Bohringer (Anya).

Sax Marmotta