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Recensione

Ecco uno di quei rari film (perlopiù d’azione) in cui i numerosi difetti (soprattutto di montaggio) non precludono la potenziale gradevolezza della visione (sempre che sia la “serata giusta”).

Due giovani statunitensi in fuga dal passato s’incontrano in un locale a Colonia (sui problemi linguistici sorvoliamo direttamente).

All’interno lei (una platinata e differentemente attraente Jones) fa la barista, all’esterno lui (il lanciatissimo Hoult) spaccia.

Il ragazzo corteggia la ragazza, che cede solo a condizione che egli la smetta di bazzicare i bassifondi del crimine; il coup de foudre è tanto bruciante che l’“affare” si combina.

Ma l’armonia fra i piccioncini è guastata dalla grave malattia di Juliette (così si chiama); perciò il suo Casey (questo l’altro nome), per pagare le costose cure, rientra rapidamente (e in barba ai patti) nel giro, dove peraltro pare che l’aspettassero: il volgare gangster turco Geran lo incarica di derubare (pesantemente) lo sprezzante e immacolato “principale” Kahl (interpretati dai massimi esperti in gigioneria e “confronti ad alto livello”, Kingsley e Hopkins).

Logistiche improbabili, fori di proiettile innocui, risvolti che increspano la consequenzialità: tutto è contro la riuscita di tale succedaneo di Fast & Furious (molte le corse in auto: il tonfo di Need for Speed non ha insegnato proprio nulla?).

Però è uno spasso genuino.

Il titolo “italiano” vuol dire “autostrada” in tedesco. .

Max Marmotta