
E poi c’è Katherine
- Nisha Ganatra
- Denis O'Hare, Emma Thompson, John Lithgow, Mindy Kaling, Reid Scott
- Commedia
- Stati Uniti
- 7 June 2019
- English
Recensione
Difficile stabilire quanto accattivi un pubblico consumista e distratto il mondo che si agita dietro le quinte degli show per il piccolo schermo. In particolare, alla (s)fortunata categoria costantemente sotto pressione degli autori sono stati dedicati ritratti a margine in titoli come Perdiamoci di vista o Anything Else. Il copione di questa (altra) commedia, però, l’ha scritto (da sola) la co-protagonista (e co-produttrice) Mindy Kaling, che di tv s’intende, avendovi militato per anni (i più attenti cinematografari la ricorderanno inoltre nella truppa di Ocean’s 8 nonché nell’inutilmente temerario fantasy Nelle pieghe del tempo); quindi, ci troviamo di fronte a un plot piuttosto sentito e circostanziato, per quanto – lo ammettiamo subito – rimembri Il diavolo veste Prada.
Un popolare e storico talk show americano di seconda serata (e i possibili riferimenti a quello di David Letterman non sono del tutto campati in aria), dopo un lento e inesorabile calo di ascolti, rischia la chiusura senza appello. La conduttrice (britannica) Katherine Newbury (Emma Thompson, vero motivo per pagare il biglietto) non s’adegua ai tempi (che galoppano), ai social, non sente ragioni e praticamente non ha nemmeno contatti con il suo staff, interamente maschile. Una volta realizzato che la barca sta per affondare, non solo decide di confrontarsi direttamente con chi le prepara copioni e scalette, ma assume quasi per sfida (per dimostrare che non teme la competizione interna) pure una giovane dilettante di origine indiana, Molly (la Kaling), modi (relativamente) discreti, mente brillante, spiccato spirito d’osservazione. Doti che impercettibilmente conquistano la tirannica diva del tubo catodico, la quale – è facile immaginarlo – finalmente (r)allenta.
L’amichevole lavata di capo della produttrice (l’elegante Amy Ryan) stanca della stasi, faccende private che favoriscono le manovre della concorrenza, il parvenu volgarotto (un perfetto Ike Barinholtz) pronto a soffiare il posto al sole (benché il programma sia notturno…), i sodalizi lavorativi (non sempre di alta qualità), la concettuale arma a doppio taglio della minoranza (femminile ed etnica)… Insomma, non si può dire che la regista – anche lei di prevalente matrice televisiva – Nisha Ganatra, nella sua educata messa in scena, punti a spiazzare lo spettatore interessato all’argomento (per riprendere la riflessione iniziale), con il risultato, a dispetto dello zelo del cast (che comprende John Lithgow nel ruolo del paziente marito dell’anchorwoman), di un ritmo un po’ moscio.