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Recensione

Seconda trasferta oltreoceano di Virzì (e stavolta lo sguardo non è “esterno” come in My Name Is Tanino).

Il regista livornese, autore di lavori più stratificati di questo, sceneggiato con i collaudati Francesco Piccolo e Francesca Archibugi (ai quali si aggiunge lo scrittore Stephen Amidon, autore de Il capitale umano, qui al debutto) e tratto  dal romanzo di Michael Zadoorian In viaggio contromano, ci narra del tragitto anche a ritroso nel tempo – degli anziani coniugi che danno il nome al film, magistralmente interpretati da una Mirren chiacchierona e un Sutherland inconfondibilmente sorridente, l’una malata di cancro, l’altro di Alzheimer.

Senza avvertire i giustamente apprensivi figli Will e Jane (diversi e ben descritti), i pensionati (un’umile commessa e un autorevole professore di letteratura) salgono con buona dose d’incoscienza a bordo del loro ormai malandato camper, da loro battezzato il “Cerca-Svago” (così suonerebbero in italiano i coincidenti titoli originali di libro e film), per recarsi dal Massachusetts alla Florida e visitare finalmente la casa di Hemingway.

Ancor più unita – in un’ideale complementarità – dai problemi di salute (e, volendo, dalle gelosie), la coppia compie il suo dolceamaro, struggente, non imprevedibile percorso, fra citazioni dotte, tappe scelte o forzate e inconvenienti.

Coinvolge, certo, ma non strabilia.

E alcuni eccessi non aiutano (vedi la maldestra “incursione” in clinica).

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Max Marmotta