Video & Photo

1 videos

Recensione

Dopo Le crociate – Kingdom of Heaven e Il gladiatore, Ridley Scott, pensando soprattutto a quest’ultimo e dedicando significativamente il suo lavoro al fratello Tony, ribadisce la sua spiccata vocazione per il kolossal, della cui tradizione hollywoodiana può probabilmente dirsi il solo continuatore.

La sua versione delle eroiche imprese di Mosè, salvatore di circa 600.000 schiavi ebrei in fuga dall’Egitto nel XIV secolo a.C. (sui Comadamenti c’è giusto una chiosa), da un lato incappa nel più classico degli errori commessi con leggerezza da questo tipo di cinema: l’anacronismo del linguaggio e della recitazione.

Dall’altro, però, si sforza di “tradurre” il Vecchio Testamento, dando una forma più credibile alle Piaghe e rendendo quasi litigioso il dialogo con la divinità (i passaggi più incisivi del film).

Perfino l’attraversamento del Mar Rosso è empiricamente attribuito a un fenomeno di bassa marea. Ciò non toglie nulla alla spettacolarità delle scene di guerra o di massa, e le due ore e mezzo di proiezione sono davvero scorrevoli.

Tra l’altro, il cast, grazie anche alle presenze della spagnola María Valverde, dell’iraniana Golshifteh Farahani e dell’israeliana Hiam Abbass, è seriamente internazionale, il che, considerati temi e tempi, conferisce del prestigio in più all’opera.

Il confronto tra l’ancor giovane profeta (Christian Bale) e il suo “fratellastro” faraone Ramses (Joel Edgerton), pur evocativo, resta semplicistico, ed è una delle “macchie”: l’aura del giocattolone non si dissipa facilmente.

Max Marmotta