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Trama

Brooklyn. Diana è una ragazza senza madre rissosa e volitiva che vive con il padre irresponsabile e con il fratello, aspirante boxeur.

Proprio capitando nella palestra in cui si allena quest’ultimo, ha una folgorazione: vuole indossare i guantoni anche lei.

L’allenatore Hector non riesce a scoraggiarla, e Diana, di nascosto dal genitore, diventa un atleta perfetto, tanto da partecipare a un campionato misto.

In un ambiente così poco indicato trova persino un boy-friend, Adrian. E se si scontrassero sul ring? .

Recensione

Un’altra storia di degrado e disperazione urbana, ma un ottimo personaggio femminile, creato dalla regista Karyn Kusama (che si è calata in un campo prettamente maschile con risultati proficui), pronto a lottare pervicacemente per conseguire i suoi obbiettivi.

Niente retorica, però, ma irrinunciabile ricerca di spazio, bisogno di vendicare la propria adolescenza e rivendicare un’esistenza infelice.

Ed è importante stabilire che tale percorso controcorrente (in pratica, l’inverso di Billy Elliot) non presuppone l’omosessualità, latente o meno, di Diana.

Secco per due terzi, il film si adagia un po’ nell’ultima mezz’ora, basata sull’agonismo e sui silenzi.

Max Marmotta