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Trama

Roy Waller è un abile truffatore. Con l’aiuto del suo socio e pupillo Frank Mercer ha sempre portato a termine con successo piccoli imbrogli, che gli garantiscono un’esistenza agiata.

Ma Roy è anche un inguaribile paranoico, affetto da agorafobia e anche da un irrazionale terrore della polvere e dello sporco.

Iniziata una terapia con nuovi farmaci, assistito dal dottor Klein, l’uomo comprende la necessità di fare i conti col proprio passato.

Scopre così che l’ex-moglie Heather gli ha dato una figlia, la quattordicenne Angela, la quale gli piomba in casa a sorpresa sconvolgendo la sua maniacale esistenza.

Inoltre la ragazzina, appreso il vero mestiere del padre, preme per imparare qualche trucco, proprio mentre è in ballo una grossa frode ai danni del losco Chuck Frechette.

Recensione

Mai cimentatosi nella commedia, anche se Thelma & Louise in parte lo è, il regista inglese Ridley Scott affronta il genere per la prima volta a viso aperto e con modestia, offrendo un suo personale omaggio a La stangata e Paper Moon.

La struttura narrativa elegante e ingannevole riecheggia infatti il classico di George Roy Hill, mentre l’atmosfera nostalgica, commentata dalle musiche di Mantovani, Herb Alpert e Percy Faith, introduce l’accoppiata padre-figlia, sicuramente simpatica ma mai memorabile quanto quella nata dal sodalizio tra Ryan e Tatum O’Neal.

Vanno comunque riconosciute le ottime prestazioni di tutti gli attori, principalmente del terzetto protagonista: un Nicolas Cage (Roy) altamente professionale, alla prese con un personaggio che ben sintetizza dramma e commedia (ispirato, in base a quanto dichiarato in un’intervista, a un suo amico stunt-man); la promessa Alison Lohman (Angela), già vista in White Oleander e adolescente perfetta a dispetto della sua vera età; e infine la conferma Sam Rockwell (Frank), l’unico davvero in grado di reggere il confronto con Cage senza perdere colpi.

Ma se l’autore adatta con intelligenza il suo stile frenetico e postmoderno alle caratteristiche del soggetto, allora avremmo preferito una sceneggiatura dove il gusto per i particolari non fosse fonte di tempi morti.

Sax Marmotta