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Trama

Il cinquantenne Leopold, elegante ed alto-borghese, seduce il ventenne Franz, fidanzato con la coetanea Anna, convincendolo a vivere con lui.

Quella che si presentava come una coabitazione armoniosa si rivela nel giro di qualche mese un rapporto dispotico del più anziano sul giovane.

Quando rientra in scena Anna le carte si rimescolano, complice anche il ritorno di un vecchio amante di Leopold, Vera, che ha cambiato sesso.

Recensione

Tratto da un testo teatrale in quattro atti (le donne arrivano solo nel terzo), a quanto pare mai rappresentato, scritto da Fassbinder –del quale il regista Ozon (Sotto la sabbia), che si è preso comunque qualche legittima libertà, imita alla perfezione lo stile– negli anni ’60 (anche se l’ambientazione riguarda il decennio successivo), il film, contraddistinto dall’unità di luogo, parla dell’universalità dei sentimenti a prescindere dagli orientamenti di ciascuno, del potere e dell’egoismo che si possono esercitare in un rapporto di coppia.

Tematiche predilette dal grande cineasta tedesco, omaggiato per di più dal libro letto da Franz, “Liebe ist stärker als der Tod” (“L’amore è più forte della morte”, mentre nell’esordio del famoso autore era “più freddo”).

L’ironia è gelida e singolare (culmina in un numero di ballo degli unici quattro interpreti), ed è un mistero il fatto che la distribuzione abbia aspettato tanto per farcelo vedere.

Giraudeau unisce l’ambiguità del personaggio del successivo Un affare di gusto all’aria inquietante di Karlheinz Böhm in Martha.

È il secondo lungometraggio della stagione ad essere recitato in francese anziché in tedesco dopo La pianista.

Max Marmotta