
Gorbaciof
- Stefano Incerti
- Gaetano Bruno, Geppy Gleijeses, Mi Yang, Toni Servillo
- Drammatico, Sentimentale
- Italia
- 15 October 2010
Recensione
Discontinua la carriera del regista napoletano Stefano Incerti (nomen omen?). Un esordio interessante, quindici anni or sono, con Il verificatore, seguito (lasciando stare l’irrilevante episodio ne I vesuviani) dalla sostanziale conferma del durissimo Prima del tramonto, passato ingiustamente inosservato; quindi, le traversie distributive del corale La vita come viene, forse imperfetto ma sanamente ambizioso, l’importante e perfettibile L’uomo di vetro, fino al parziale passo falso di Complici del silenzio (una vicenda di desaparecidos che regge solo per metà).
Eppure, a riguardare la sua filmografia percorsa da uno stile nervoso e incline all’indagine psicologica, non si capisce come mai non goda di maggiore fama, o almeno di maggiore fiducia presso i produttori (ne meriterebbe più di tanti altri).
Quest’ultimo lavoro, il suo migliore, sceneggiato insieme allo scrittore e acuto osservatore Diego De Silva, sfoggia una prodigiosa essenzialità (con qualche scusabile “prestito”), risultato di bilanciate sottrazioni: pochissimo parlato (specie all’inizio) a favore di un’ambientazione di composto ed eloquente degrado, nella quale si muove il personaggio principale (detto Gorbaciof per via di una voglia sulla fronte), unto e solitario contabile di Poggioreale che si serve dei soldi in cassa per giocare clandestinamente a poker con rispettabile gentaglia, salvo poi invaghirsi della figlia di un compagno di tavolo verde, un cinese più indebitato e meno accorto di lui, e intravedere un’esistenza diversa.
Una pudica e inimmaginabile storia d’amore, cui dà forza l’interpretazione dell’impareggiabile Servillo, figurina quasi fumettistica, invincibile nel suo ammiccante patetismo (in un contesto pur sempre tragico), violento e scapestrato maestro di una sopravvivenza fatta di scorciatoie che curvano verso la dannazione.