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Trama

Dopo avere tentato di avviare in New Hampshire le riprese del suo nuovo film, Il vecchio mulino, tratto da un romanzo di Joseph Turner White, il regista Walt Price si sposta con la sua troupe a Waterford, un tranquillo piccolo centro del Vermont.

Lo scenario è ideale, e a quanto pare il paese è dotato della costruzione che darà il titolo alla pellicola.

Mentre il sindaco Bailey dà il suo benestare e sopraggiungono i divi Bob Barrenger, famoso per avere un debole per le ragazzine, e Claire Wellesley, restia ai nudi da copione, White, che è alla sua prima sceneggiatura, lega con Ann, proprietaria di un negozietto del luogo e appassionata di teatro (sta organizzando una recita che coinvolge i suoi concittadini).

Tutto sembra pronto per il primo ciak (la storia si svolge nel 1895), quando gli equilibri precipitano a causa della giovanissima e provocante Carla e del politico arrivista Doug, deciso ad ostacolare la realizzazione per il proprio tornaconto.

A poco serve l’intervento del risoluto produttore Marty.

Recensione

Mamet, che per i suoi film ama circondarsi degli stessi attori (Macy, Jay, la moglie Pidgeon e molti altri in ruoli minori), ha girato questa brillante commedia, che rispecchia comunque le sue esigenze narrative “contorte” (le sorprese non mancano), prima de Il colpo.

A parte le autocitazioni (che culminano con la replica: “Le cose cambiano”), si riscontra una spiccata tendenza meta-testuale con il lavoro del personaggio White (il convincente Philip Seymour Hoffman, il migliore insieme all’aggressivo David Paymer-Marty) e con i suoi capisaldi (ricerca della purezza, seconda possibilità di redenzione).

Per contro, l’artifizio del film nel film è già stato visto parecchie volte, con la sua carica di cinismo, ignoranza, snobismo, capriccio, prepotenza, vacuità, crudeltà; agli interpreti, però, basta a volte un solo, eloquente sguardo per esprimersi, e ciò riempie gli eventuali vuoti di originalità, che, va ribadito, riguardano soltanto la confezione.

Lascia il dubbio la battuta sulla Sardegna, probabilmente frutto di un complicato adattamento in italiano.

Un paio di gag sui titoli di coda.

Max Marmotta