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Trama

Il famoso commissario Pierre Niemans è richiesto d’urgenza presso un monastero della Lorena: un uomo è stato murato vivo in una delle celle.

Le indagini sul macabro omicidio si incrociano con quelle del suo ex-allievo Reda, coriaceo capitano di polizia, il quale rinviene ai piedi di una chiesa un tizio in fin di vita somigliantissimo a Gesù Cristo.

Frattanto altre barbare uccisioni vengono perpetrate e un gruppo di bellicosi monaci, detti gli “Angeli dell’Apocalisse”, è additato come il responsabile.

Con l’aiuto della specialista di storia delle religioni Marie, i due sbirri raccolgono una serie di indizi che li conduce proprio al monastero, abituale meta anche del misterioso Heimmerich von Garten.

Recensione

Dopo aver assistito alla proiezione de I fiumi di porpora 2, sorge spontaneo chiedersi cosa possa avere spinto Luc Besson a sceneggiare e produrre un simile sfacelo.

Certo da quando il cineasta francese ha rinunciato alla regia (l’ultima è Giovanna D’Arco del ‘99), non ha mai contribuito –coi suoi capitali o coi suoi script– alla realizzazione di pellicole memorabili.

Ma è altresì evidente che questo sciatto sequel, oltre a favorire una piena riabilitazione del discreto primo capitolo, fa più che mai riferimento ai modelli commerciali americani degli anni ’80.

Lo spettatore disabituato ritrova la cara vecchia trama prevedibile e scadente, la quale cerca invano di relazionarsi con la precedente avventura dell’ispettore Niemans (Jean Reno per la seconda volta) e si affida a dialoghi di scarsissima qualità tra personaggi un po’ lobotomizzati e un po’ gigioni.

E spiace ammettere che la presenza nel cast del mitico Christopher Lee (Heimmerich) non riesca minimamente a migliorare l’insieme.

Sax Marmotta