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Trama

Connecticut, 1965. A soli 15 anni Bev Donofrio, vivace ragazzina con aspirazioni letterarie, rimane incinta di Ray Hasek, meccanico poco sveglio con il quale è costretta a sposarsi (suo padre, poliziotto integerrimo, non avrebbe mai sopportato lo scandalo); sorte analoga tocca alla sua amica del cuore Fay.

La nascita di Jason non frustra subito i desideri della giovanissima madre, che si mette caparbiamente a studiare; ma le difficoltà della vita di provincia e la condotta del marito le sono d’intralcio.

Recensione

Cosa avranno trovato di così irresistibile i produttori (tra i quali figura James L. Brooks) nella vicenda di Beverly Donofrio da farci un film? Mistero. Sebbene la trama attraversi un ventennio abbondante (la vita della protagonista è ricostruita in alternanza al suo tentativo di vendere la propria biografia, nel 1986), non c’è mai motivo di appassionarsi, e anche gli espedienti da commedia strappano sorrisi sforzati una volta ogni tanto.

Colpa di Penny Marshall (Big, Risvegli, Ragazze vincenti), che non sa più dare mordente alle sue pellicole, o della stessa Donofrio, che ha partecipato ai finanziamenti e ha presenziato costantemente durante le riprese? Da scagionare la Barrymore (comunque troppo vecchia per passare per quindicenne e troppo giovane per sembrare una trentaseienne), alle prese con un ruolo ingrato eppure banalizzato, che da anni si impegna a fondo per farsi notare ma sbaglia spesso progetto.

Unici punti a favore della sciapa sceneggiatura: l’idea rafforzata di un rapporto madre-figlio a rovescio e l’equivoco iniziale in cui si fa cadere lo spettatore.

Max Marmotta