
I segreti del lago
- David Siegel, Scott McGehee
- Goran Visnjic, Jonathan Tucker, Peter Donat, Tilda Swinton
- Crime, Drammatico, Giallo
- Stati Uniti
- 21 January 2001
Trama
Margaret Hall è sposata ad un ufficiale di marina spesso in giro per il mondo. Vive su una casa in riva al lago Tahoe, in Nevada (dalle parti di Reno), insieme al suocero Jack e ai figli Dylan, Paige e Beau.
Proprio quest’ultimo, il maggiore, ultimamente trascura lo studio della tromba a cause delle cattive compagnie che frequenta.
È già stato coinvolto in un incidente mentre era in auto con il losco trentenne Darby Reese, suo amante.
Alquanto preoccupata, Margaret cerca di allontanare Reese, e si dimostra disposta persino a pagare. Ma il tipaccio una sera si presenta sotto casa Hall, restando vittima di una fatalità. Margaret tenta di mascherare l’accaduto; ma ben presto bussa alla sua porta un altro individuo poco raccomandabile, Alek Spera, intenzionato a ricattarla.
Recensione
Non è all’altezza della fama che la precede l’opera seconda di McGehee & Siegel, presentata con successo in più di un festival (fra cui il Sundance) e assai vagamente somigliante a In the Bedroom, tuttavia conserva alcuni motivi di interesse.
Prima di tutto sfoggia un’ambientazione efficace nel suo isolamento, sì da creare uno stato di tensione, sovente disatteso, nello spettatore.
Secondo, vanta un paio di bei personaggi: se la salda Margaret, che non sempre azzecca la decisione giusta, è soppesata dal noto professionismo di Tilda Swinton, Alek è uno di quei rari cattivi con un barlume di redenzione e Goran Visnjc, l’attore che gli dà volto, si prenota un posto nell’olimpo dei futuri divi (più per la presenza scenica che per reali meriti interpretativi).
I registi e co-produttori (che figurano brevemente nei panni di due infermieri) sfoderano pure un paio di invenzioni visive notevoli (l’immagine attraverso una goccia, il quasi-bacio tra i protagonisti) e istituiscono una metafora sul perbenismo di facciata della “sana” famiglia americana (dove l’assenza del “pater” non è da prendere alla leggera).
Peraltro, i dialoghi non si rivelano costantemente di qualità e alcuni risvolti denunciano passaggi repentini dall’omaggio al cinema classico all’involontaria serie B. Il titolo originale si riferisce al locale di Reese (Josh Lucas de Il mistero dell’acqua).