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Recensione

Il protagonista Kane (al secolo Glen Jacobs), che fa l’assassino, è un wrestler, il regista viene invece dal cinema a luci rosse.

Da una tale commistione non poteva che discendere un horror di serie C, a onor del vero orgoglioso di esserlo e perciò portatore di un’invidiabile coerenza.

La truculenta pellicola, che narra la discesa agli inferi di otto giovani carcerati chiamati a un lavoro socialmente utile (il recupero di un hotel disastrato), può venire additata per la becera violenza o per la pochezza di argomenti e la scarsa originalità, ma non le si può rimproverare un gusto caparbiamente decadente.

Max Marmotta