Recensione

Il tedesco Gröning ha (fortunatamente) il germe della follia. Altrimenti, cosa poteva spingerlo ad insistere lunghi anni per entrare, troupe ridotta all’osso, all’interno di un monastero di certosini, la Grande Chartreuse, nei pressi di Grénoble, allo scopo di filmare, nell’arco di sei mesi, le preghiere dei monaci? L’austerità dell’operazione (oltre 2h 40’ il montaggio definitivo) si traduce in un suggestivo e coerente viaggio in un mondo ordinato e distaccato, punteggiato da profondi motti, al quale forse avrebbe giovato l’inserimento di più momenti di quotidianità (ce n’è solo uno).

Max Marmotta