
Una vita tranquilla
- Claudio Cupellini
- Francesco Di Leva, Juliane Köhler, Marco D'Amore, Toni Servillo
- Amazon Prime, Drammatico
- Francia, Germania, Italia
- 5 November 2010
Recensione
Dopo la discontinua commedia Lezioni di cioccolato, il regista Claudio Cupellini ci sorprende con questa storia di famiglia e malavita, di colpe dei padri che ricadono sui figli, di passato che ritorna, di redenzione impossibile.
Niente di nuovo, si dirà, ma anche i contenuti più classici possono essere raccontati con originalità, buone idee e mano ferma.
A parte qualche piccolissima saldatura mancante, il film si avvale di un montaggio incalzante, pieno di flash forward sincopati e di trovate significative (vedi la confessione in senso inverso), e di una recitazione, non solo del troppo consapevolmente inarrivabile protagonista Toni Servillo, che concilia la spontaneità con il metodo.
Al centro della vicenda c’è un ristoratore campano, da tutti conosciuto con il nome di Rosario, che ha fatto fortuna in Germania, dalle parti di Wiesbaden.
Parla il tedesco, è sposato con Renate, dalla quale ha avuto il biondo Mathias, si dedica ogni tanto a una scappatella, discute spesso con il cuoco Claudio ed è sostanzialmente piuttosto schivo.
Un giorno riceve la visita di due giovani conterranei, a quanto pare in giro per un affare. Eduardo e Diego, così si chiamano, vengono quindi accolti nel suo hotel, soprattutto per il legame di parentela che lega il secondo al proprietario.
Un legame che riemerge collericamente e amaramente, insieme al poco edificante motivo che spinse, molti anni prima, l’uomo a emigrare.
La violenza è compressa negli sguardi, ed è chiaro sin dalla prima immagine in cui Rosario, la cui indole non è mai stata realmente placata dalla patina di rispettabilità, spara a un cinghiale per la sua cucina (ma anche nella scena dove, con crudele calma e per bieco interesse, si impegna a far ammalare gli alberi sul suo territorio); per questo deflagra quando la facciata faticosamente costruita è in pericolo.