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Trama

Celsa è una domestica molto attaccata al proprio figlio José Feliciano, detto Toro Azzurro, ma è anche parecchio affezionata ad António Clara, soprannominato Garofano Rosso, un ragazzo leggermente claudicante di estrazione ben più alta.

Sin da bambini i due sono molto amici, ma è il secondo a sposare, per pressioni esterne, l’angelica giovane amata dal primo, Camila; sono altri due attempati aristocratici, i fratelli Daniel e Torcato Roper, ad avanzare la proposta di matrimonio.

António non si pone molti problemi a tradire l’acquiescente eppure tutt’altro che stupida mogliettina con Vanessa, socia in affari (poco puliti) di José e proprietaria di una catena di night.

Recensione

Lo stile di de Oliveira, che alla sua veneranda età mantiene l’invidiabile media di una pellicola all’anno, lo riconosci subito: grande mole di dialoghi infarciti di citazioni e comparazioni letterarie, atti sovente a riassumere più che a rappresentare (al pari delle didascalie, che raccontano quello che non si vede), inquadrature fisse, ritmi riflessivi.

In effetti, durante la prima scena affollata di nomi, nella quale i fratelli Roper ci dipingono un quadro delle situazioni a cui assisteremo e ci introducono all’interno del complesso reticolo familiare che stiamo per conoscere, è bene porre la massima attenzione, onde ci si possa godere del resto del film.

Tra una sonata di Paganini e un riferimento (ce n’è a dovizia) a Giovanna D’Arco, dei personaggi pomposi e a tratti antichi (vedi la mano chiesta per intercessione; ma il gusto è proprio quello) interagiscono e prendono compitamente in giro se stessi, a volte si scambiano opinioni senza guardarsi (l’ipocrisia umana?), dicono di amarsi e tuttavia non si rispettano.

Un’opera ordinata, forse leggermente al di sotto degli abituali livelli del maestro lusitano, ancorché preziosa (e in un primo tempo il titolo doveva essere lo stesso del romanzo: Gioiello di famiglia).

Non c’è da preoccuparsi se non la si coglie appieno, poiché è detto chiaramente: “Non bisogna capire tutto: basta ascoltare”.

Max Marmotta