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Trama

È una triste occasione quella per cui si radunano nel solito pub La Carrozza, di proprietà di Bernie, Ray, oculato scommettitore, Lenny, ex-pugile, e Vic, impresario di pompe funebri.

Il loro caro amico Jack, macellaio di mestiere, è appena defunto (era ammalato), e al gruppetto tocca portare l’urna a Margate, località balneare prediletta dallo scomparso, che desiderava che le sue ceneri venissero sparse in mare.

Con alla guida il concessionario Vince, detto Big Boy, rampollo quarantenne dell’estinto, parte la mesta comitiva.

Strada facendo, tra una bevuta e un litigio (Lenny e l’autista hanno dei dissapori per via di una storia tra quest’ultimo e Sally, figlia del primo), ognuno ricorda l’indebitato Jack dal suo punto di vista: quando sposò la sua Amy ed ebbero June, purtroppo ritardata mentale; oppure il periodo in cui, ancora giovanotto, partecipò alla campagna d’Egitto e conobbe Ray, in seguito suo inseparabile compagno; o ancora, la fase delle incomprensioni con Vince.

Recensione

Azzecca l’atmosfera iniziale Fred Schepisi, e dà l’impressione che il suo film, magnificamente interpretato (a parte la Mirren, su tutti spiccano Caine e Hoskins, già insieme ai tempi di Mona Lisa) non comunicherà molto altro: un esercizio di stile freddino come i suggestivi paesaggi inglesi che scorrono sullo sfondo.

Invece il regista e sceneggiatore australiano, servendosi del romanzo di partenza, improvvisamente svolta e intesse una fitta rete di flashback disordinati che mantengono più che desta l’attenzione dello spettatore e conferiscono all’opera un’ulteriore tocco di classe.

Problemi, relazioni, segreti e scontri emergono pian piano, con un occhio alla forma della narrazione e un altro ai moderatamente emozionanti contenuti, descrivendo una mini-saga con cenni storici ricchissima di umori e personalità.

Grande è la cura nei dettagli, così come pregevole è l’equilibrio tra il retrogusto amarognolo delle reminiscenze e del luppolo trangugiato nei locali (dove a turno, come vuole tradizione, ognuno offre un giro) e i dosati sorrisi che i personaggi, ormai familiari, si e ci dispensano, magari in seguito a un diverbio chiarificatore.

Non è una pietra miliare, è un lavoro dignitoso e rispettoso delle “regole” di messinscena britanniche.

Sia il titolo originale che quello italiano giocano sul doppio senso: “ultime ordinazioni” e “ultime volontà” nel primo caso, bicchiere di fine serata o definitivo nel secondo.

Max Marmotta