
Il quaderno della spesa
- Tonino Cervi
- Claudio Bigagli, David Sebasti, Emanuela Muni, Gabriele Lavia
- Commedia, Drammatico, Sentimentale
- Italia
- 7 March 2003
Trama
Dintorni di Lucca, 1912. Dopo avere ricevuto un importante premio, lo scrittore Augusto Pavinato è fermo da sei anni. Il suo nuovo libro è a un punto morto e a nulla valgono le sfuriate dell’editore Angelo Marconi, che lo mantiene.
Augusto, convinto della propria arte, ama gozzovigliare con il giudice Di Giacomo e con altri amici ugualmente non affermati.
Un giorno, ospite della contessa Celi Sanguineti e della sua quantomeno bizzarra famiglia, l’uomo conosce l’energica e versatile cuoca Antonia, anche lettrice di romanzi per la nobildonna ormai quasi cieca.
Alla morte di quest’ultima, Augusto –che ancora frequenta la sua ex Armida– assume la cuciniera, ma il rapporto di lavoro non sembra destinato a durare.
Inaspettatamente, le propone di sposarlo; Antonia accetta e si trasferisce, nascondendo gelosamente il quaderno della spesa dove dice di annotare le sue ricette.
Intanto, Marconi entra in società con il giovane e sprezzante Giuliano Mantenga, genero della Celi Sanguineti, adirato con Augusto per aver frustrato, tempo addietro, le sue aspirazioni letterarie… .
Recensione
Confusa commistione di generi (dramma, commedia, erotico, giallo), l’ultimo film di Tonino Cervi (figlio di Gino e già autore di pellicole in costume quali Il malato immaginario, Il turno e L’avaro, deceduto un anno prima che l’opera venisse distribuita) è irto di pause e leziosità.
La trama si sofferma, non sempre a dovere, su aspetti interessanti come il talento parziale di un artista (Augusto si crogiola sull’unico romanzo che gli è riuscito), le pulsioni interiori che conducono alla scrittura, la sensualità sprigionata dalla culinaria, ma ci si dimentica di approfondire i rapporti tra i personaggi (soprattutto tra i protagonisti).
Così si passa rapidamente dall’inconciliabilità all’amore e si dà origine a contraddizioni e macchiette tipo il Di Giacomo di Bigagli, carattere che meritava di più.
La Muni è brava a seconda delle scene, mentre Lavia si cimenta con il suo insospettabile lato comico con metodo (però i migliori restano Croccolo e Betti).
Bisogna comunque riconoscere l’efficacia di alcune scene (vedi quella del matrimonio) e il fine meccanismo di uno script, firmato da Sonego (purtroppo scomparso anch’egli) e rivisto dal regista con Frugoni, che collega correttamente tutti i suoi elementi alla fine; in tal senso, sicuramente uno dei migliori lavori recenti del famoso sceneggiatore.