
Il tesoro dell’Amazzonia
- Peter Berg
- Christopher Walken, Dwayne Johnson, Rosario Dawson, Seann William Scott
- Avventura, Azione, Commedia, Thriller
- Stati Uniti
- 26 September 2003
Trama
Incaricato dal suo poco diplomatico boss, che lo tiene in scacco per una serie di debiti e ritarda così la realizzazione del suo sogno di diventare ristoratore, Beck, nerboruto specialista in recupero crediti che per scelta non fa mai uso delle armi, vola fino in Brasile a raccattare Travis, scavezzacollo figlio del mandante, assente da troppo tempo.
Giunto sul luogo sperduto in cui vive il giovane latitante grazie al traballante velivolo dello sgangherato scozzese Declan, il gorilla rintraccia facilmente il suo obbiettivo, il quale oppone, oltre ad una naturale resistenza ad un ritorno a casa, il suo desiderio di rintracciare un antico tesoro archeologico, peraltro bramato pure dal potente e spietato Hatcher, sfruttatore dei poveri minatori del luogo.
Giocando al gatto e al topo, Beck e Travis finiscono con l’allearsi, spalleggiati tra l’altro dall’affascinante barista Mariana, inaspettatamente rivelatasi capo di un gruppo di ribelli.
Recensione
I suggestivi e prediletti paesaggi amazzonici, riprodotti alle Hawaii per non fare lievitare eccessivamente i costi di produzione, si prestano bene a questo simpatico e spensierato ritorno all’avventura, pieno di momenti ironici, dove l’eroe Dwayne “The Rock” Johnson, ex-lottatore, forse più famoso al cinema –con il quale si misura con apprezzabile buona volontà– come Il Re Scorpione, si dimostra un esattore/picchiatore dai modi gentili (irresistibile la scena con l’atleta debitore all’inizio, in cui fa capolino in un ideale passaggio di testimone addirittura Arnold Schwarzenegger), ma anche un formidabile incassatore di legnate, come vuole la tradizione più accorta.
Gli fa adeguata eco Seann William Scott, senz’altro più a suo agio nella commedia e giustappunto reclutato per alleggerire l’azione.
L’attore (Girl 6 – Sesso in linea) e regista (Cose molto cattive) conferma dunque di non essere uno stupido, tuttavia la situazione gli sfugge progressivamente di mano, soprattutto per quanto concerne la tanto esaltata, e fantasiosa (vedi il “riciclaggio” dei caricatori), non violenza: Beck imbraccia improvvisamente, e con grande gusto, le armi, rinnegando la sua encomiabile personalità di pacifista (seppur “traumatizzato”); fino a culminare in un finale nettamente sopra le righe (non si può sbeffeggiare un pericoloso criminale e sperare in un condono!).
Purtroppo l’equilibrio è merce rara.