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Trama

Basilicata, anni ’70. Una caldissima estate investe il paesino di Acque Traverse. I grandi si tappano in casa storditi dall’afa mentre i pargoli continuano imperterriti i loro giochi e le loro scorribande per le colline circostanti, completamente rivestite di spighe.

Il piccolo Michele Amitrano, alla fine di una giornata in compagnia di alcuni suoi amici e della sorellina, scoperchia un pozzo abbandonato e sul fondo vi trova un bambino incatenato.

Un segreto inconfessabile che, a quanto pare, coinvolge tutti gli adulti della zona. Ne sono infatti al corrente persino i genitori di Michele, Anna e Pino, nonché l’ambiguo settentrionale Sergio, ospitato in casa Amitrano proprio nei giorni successivi alla terribile scoperta.

Recensione

Finalmente un’opera forte contrassegnata da una limpida semplicità e un’intensa valenza metaforica.

Frutto di un raro incontro pacifico tra celluloide e letteratura, tra una regia ispirata e una sceneggiatura ancor più minimalista dello stesso romanzo.

Così si consuma il sodalizio artistico tra due autori profondamente diversi: il maturo Salvatores, ormai orfano delle crisi dei suoi coetanei, e il prolifico scrittore Ammaniti, palesemente influenzato dal cinema e già incline a prestare i propri lavori ad adattamenti (Branchie e L’ultimo capodanno).

Il rispetto reciproco si percepisce infatti nella lettura “a misura di bambino” di una vicenda la quale all’origine era un flashback oggettivo narrato in prima persona.

Mentre i contorni del contesto replicano alla lettera la crescita del piccolo protagonista (Giuseppe Cristiano/Michele) passando dall’innocenza alla realtà quasi sovradimensionale, fino al traumatico impatto con una malvagità tangibile che inevitabilmente partorisce la coscienza della giustizia e della ribellione.

Un percorso costruito su efficaci toni epici da tragedia greca, incoraggiati da caratterizzazioni perfettamente delineate e prive di ambiguità; come il meschino e vigliacco personaggio di Sergio, interpretato da un inedito Abatantuono.

Sebbene tale equilibrata ottica sfoci in un finale che ammicca volutamente al pubblico internazionale.

Sax Marmotta