Video & Photo

1 videos

Recensione

Dopo il successo dell’effettivamente incalzante Jack Reacher – La prova decisiva, ecco un’altra avventura dell’ex-maggiore dell’esercito, spacconcello e scavezzacollo ma alquanto determinato nelle sue indagini ufficiose.

Al personaggio creato dallo scrittore Lee Child (vediamo chi riesce a coglierlo nella divisa di guardia aeroportuale), che gli ha dedicato altri 19 romanzi, dà ancora volto l’immarcescibile Tom Cruise, il quale, per questo progetto dalla gestazione più lunga del previsto, da produttore ha avuto il piacere di chiamare dietro la macchina da presa il discontinuo amico Edward Zwick, con cui aveva già collaborato nell’epico L’ultimo samurai.

Diciamo immediatamente che sul piano del risultato si è perso un po’ di terreno: per essere serrata, la sceneggiatura che il neo-arrivato ha scritto insieme a Marshall Herskovitz e a Richard Wenk (entrambi con fiacche esperienze di regia alle spalle) trascura la verosimiglianza di alcune situazioni, soprattutto il subplot inerente alla paternità di Reacher.

Poco male: in fondo a sopperire c’è l’asse narrativo principale, che vede il nostro in corsa contro il tempo per scagionare una collega mai conosciuta ma fidata – la Smulders di The Avengers – e aiutarla a smascherare un delittuoso traffico d’armi; fra l’altro, la coppia di indagatori (che filerebbe anche, se ne avesse il tempo…) e la presunta figlia di lui (Yarosh) formano di proposito una buffa famiglia disfunzionale.

.

Max Marmotta