Trama

Rose è un’estetista in fuga dal suo compagno attaccabrighe Sergio; Félix un gastronomo che ha fatto fortuna all’estero.

Si incontrano, a causa di un prestito di cellulare, all’aeroporto di Roissy, la prima diretta di volata ad Acapulco, il secondo in transito dagli Stati Uniti alla volta di Monaco, dove vuole recarsi per assistere al funerale della nonna della sua ex Nadia, per la quale prova ancora qualcosa.

Un lungo sciopero li costringe ad aspettare; parlano, litigano, si confidano, dividono persino una camera dell’Hilton, messa a disposizione dalla compagnia di Félix.

Nonostante le palesi e a volte abissali differenze che li contraddistinguono (l’una ciarliera, l’altro laconico), i due si sostengono a vicenda.

Recensione

Dopo Pranzo di Natale, scritto anch’esso con il figlio Christopher, la regista Danièle Thompson brucia una buona idea dichiaratamente ispirata dalle commedie a stelle e strisce (una storia d’amore improponibile sullo sfondo di uno scalo afflitto dallo sciopero); e coinvolge l’ancorché professionale Binoche, finalmente in rosa, e lo sperduto Reno, che pure aveva bisogno di staccarsi dai ruoli di action man tutto d’un pezzo.

Gli spunti si rivelano smorti, i dialoghi sciapi e per giunta peggiorati da un doppiaggio che se ne infischia del poliglottismo di Félix.

I bisticci, gli errori, i ripieghi, l’ansia, la cucina, gli scompensi da fuso orario si trasformano in chiacchiere farraginose e di scarsa utilità.

Ogni sorriso è troppo distante dal precedente e il discreto commento musicale di Éric Serra non può certo fare miracoli.

Max Marmotta