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Trama

Una giovane sposa in dolce attesa, nota nel passato come Black Mamba, componente del gruppo elitario di killer Squadra Assassina Vipere Mortali, cade vittima di un’imboscata ordita dall’ex-capo Bill, poco prima del suo matrimonio.

Unica superstite del massacro, si risveglia in una stanza d’ospedale, dopo quattro anni di coma, con un unico pensiero: la vendetta.

La prima tappa è Okinawa, dove il fabbricante d’armi Hattori Hanzo le procura una spada da samurai di mirabile fattura.

Poi, con tanto di lista alla mano, comincia a fare visita ai altri compagni dei vecchi tempi: innanzitutto la nippo-cinese-americana O-Ren Ishii, nuova leader di tutte la gang di Tokyo, e la nera Vernita Green, redenta dalla recente maternità.

Recensione

Se è vero che il pesce puzza dalla testa, allora gli ammiratori duri e puri potrebbero liquidare rapidamente la quarta fatica di Tarantino come una bieca operazione commerciale.

Quale ragione infatti, se non il lucro, potrebbe spingere uno stimato giovane ex-indipendente a dividere –magari su consiglio della produzione– il progetto in due parti? Forse l’operazione nasconde una sincera vena artistica, specie nella confezione da saga pop che omaggia il cinema orientale amato dall’autore, un po’ come Jackie Brown faceva con la blaxploitation.

Sospendendo qualsiasi giudizio in attesa del secondo capitolo, è un fatto che il primo volume di Kill Bill rappresenti un’autentica sorpresa per chi sottovalutava il Quentin regista.

L’incredibile alternanza tra dramma, kung-fu, spaghetti-western e commedia grottesca, incastonata in una solida sceneggiatura a base di rapidi flashback incrociati, trova coerente espressione in un’eterogenea cifra stilistica: dal colore al bianco e nero, dai bagni di sangue in stile Dal tramonto all’alba a dieci minuti di anime.

È certo che i fan dei b-movies andranno in estasi, ma se da una parte il binomio ferocia-saldi principi morali conferisce spessore ai personaggi, dall’altra alcune scelte volutamente kitsch rischiano di ridurre la pellicola a una pomposa autocelebrazione.

Chissà che il cineasta non abbia intenzione di aggiustare il tiro.

Sax Marmotta