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Recensione

Il titolo si riferisce all’etichetta affibbiata a un’amichevole (per modo di dire) eppure storica partita di tennis giocata nel 1973.

Sul campo si affrontarono il cialtronesco Bobby Riggs, celebrato ex-giocatore ultracinquantenne ed esibizionista che asseriva – come tanti – che la spettacolarità dello sport fosse una faccenda esclusivamente maschile (e aveva già sfidato la quotata Margaret Court, qui interpretata da Jessica McNamee), e Billie Jean King, giovane campionessa femminista che si batteva per la parità di trattamento nei premi in denaro (il campionato delle donne rendeva quanto quello degli uomini) e che, sposata, stava per scoprire la propria omosessualità (argomento scottante a quel tempo).

In ballo c’era il consolidamento della dignità delle allora particolarmente combattive signore, perciò divenne un evento mediatico dagli echi consistenti.

Diretto dai Faris & Dayton (significativamente moglie e marito) di Little Miss Sunshine e Ruby Sparks, il film, che vanta un’accurata ambientazione (benché il soundtrack deluda), sembra confezionato apposta per l’imminente stagione dei premi, ma non è una colpa.

Ben scritto (da Simon Beaufoy), ben recitato da Stone e Carell (entrambi in Crazy, Stupid, Love.

) e dall’intero cast (in cui, oltre all’impresaria Silverman, al commentatore Pullman e alla stufa consorte Shue, rispunta l’attivista dormiente” Alan Cumming), anticipa le prossime racchettate di Borg McEnroe.

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Max Marmotta