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Trama

La madrilena Julia García vive noiosamente del suo lavoro di agente immobiliare. Suo marito Ricardo fa lavori saltuari (al momento è buttafuori in una discoteca) e le cose tra loro non vanno particolarmente bene.

Un giorno Julia mostra a una coppia di clienti un elegante appartamento che neanche lei aveva mai visto.

Scoperta un’infiltrazione dal soffitto della camera da letto, si addentra nella casa al piano di sopra.

Qui trova un cadavere e un mucchio di quattrini… .

Recensione

Prendendo il microcosmo condominiale come campione ideale delle bassezze e delle nefandezze di cui è capace la razza umana, il regista Alex de la Iglesia, ex-discepolo di Almodóvar, parte quasi sommessamente per poi scatenarsi nella seconda parte con una cattiveria degna delle sue folli opere d’esordio (Azione mutante e El día de la bestia, le uniche viste in Italia).

L’importante differenza è che qui, sebbene molti ruoli restino solo abbozzati per questioni di spazio, si va al di là della voglia di divertirsi, mirando ad un bersaglio ben preciso (l’universo piccolo-borghese e le sue velleità di facile arricchimento) con una carica grottesca che sembra derivare oculatamente dai migliori cineasti spagnoli.

Oltre al pubblico, in patria se n’è accorta anche la critica, assegnando al film tre Goya (corrispondenti ai nostri David), tra cui quello all’ancor vivace protagonista Carmen Maura.

Da segnalare inoltre il gusto per la citazione (Guerre Stellari e Matrix) e il discutibile doppiaggio: si trascurano le voci televisive e, probabilmente, si convertono le pesetas in lire.

Per ribadire una volta di più, in escalation ma ferocemente, che i soldi non danno la felicità.

Max Marmotta