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Trama

Valeria è un’interprete simultanea che abita a Torino. Spesso si trova ad osservare l’uomo che abita di fronte a lei, che vive solo con un cane. Quando la bestia si ammala e Massimo, così si chiama il dirimpettaio, scende alla disperata ricerca di un taxi, è Valeria a procurarglielo senza essere particolarmente notata.

E altrettanto in ombra rimane la ragazza nel momento in cui si trova, ad un convegno, a tradurre la relazione di Massimo, che è un farmacologo.

Quest’ultimo si trasferisce d’improvviso a Roma e la ragazza impulsivamente, quasi per caso, prende un treno e lo rintraccia.

S’imbatte in Flavia, fidanzata leggermente più attempata del pedinato, e ne diventa amica. Tosto Massimo le viene presentato ufficialmente, e Valeria finisce con l’accettare la proposta di Flavia di redigere sotto dettatura il libro che la donna vuole dedicare al marito defunto.

Abituata a spiare, Valeria tace, omette, mente… .

Recensione

Uscito con un inspiegabile e discusso divieto ai minori di 14 anni, il debutto nel lungometraggio di Paolo Franchi, riconoscibile allievo di Olmi (per quanto aleggi il Sautet di Un cuore in inverno…), si avvale di una prima parte emotivamente coinvolgente, specie per chi ama gli animali (d’accordo, è un sottotesto non ricercato) e/o chi ha provato quella sensazione di “invisibilità sentimentale” così accuratamente tinteggiata dalla sceneggiatura scritta a dieci mani (da notare anche l’inizio con l’acquisto della labradorite).

Se potesse, Valeria, incarnata con la giusta sofferenza da vuoto affettivo da Barbora Bobulova, continuerebbe a non farsi vedere, a tallonare & desiderare per struggersi inutilmente, perché la sua natura è quella di amare a distanza temendo qualsiasi implicazione diretta.

Ma gli eventi la portano a sporgersi molto di più, a schermirsi dietro le bugie (proprio inevitabili?) e ingannare –non per male– i suoi nuovi amici.

Il suo egoismo si specchia in quello dell’apparentemente disponibile Flavia (la bravissima Catillon di Grazie per la cioccolata), indisposta a stabilizzare il suo rapporto con Massimo (addirittura straordinario Renzi nei mezzi toni di un altro orfano di sentimenti) e determinata a beatificare per principio il suo partner scomparso.

E chissà che in tutto questo freddo osservare non alligni una metafora sulla fruizione cinematografica.

Un’opera decisamente calibrata, asciutta, da promuovere.

Max Marmotta