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Trama

Gilberto Mercuri, nostalgico della musica anni ’70, fa l’oculista; è socio di Andrea, convivente da un anno con l’agente immobiliare Carlotta, è sposato con la psicologa Tiziana, conduttrice del programa tv “S.

O.S. coppia”, ed ha una figlia di 17 anni, Marta, che fila con il compagno Paolo. La debolezza di una sera –la partecipazione a uno speed-date, ossia una riunione fra sconosciuti in cui si hanno a disposizione soltanto tre minuti per socializzare con ognuno– porta il suo matrimonio al tracollo: scoperto casualmente (i carabinieri lo convocano perché Stella, una ragazza con cui aveva simpatizzato, è scomparsa), l’uomo è cacciato di casa dalla consorte ed è costretto a riparare da Andrea.

Vorrebbe riavvicinarsi a Tiziana, ma quando scopre che tra questa e il loro comune amico Guido, chirurgo plastico, c’è del tenero, cambia atteggiamento.

Prova a frequentare altre donne, come la disinibita Carolina o l’elegante Graziella, ma l’attrazione sembra nascere proprio con la persona con cui ha il maggior feeling: Carlotta.

Recensione

Verdone, attore che riesce a farsi perdonare i suoi cliché con il divertimento che provocano, stende un soggetto che sarebbe piaciuto all’amico e coetaneo Troisi (un’ideale costola di Pensavo fosse amore e invece era un calesse a distanza di un decennio), in quanto affronta certe incompatibilità insanabili tra uomo e donna, al punto di teorizzare il rapporto a (ragionevole) distanza.

Non è pessimismo, è un punto di vista trattabile, affrontato e dimostrato da una ponderata sceneggiatura, dotata di un meraviglioso equilibrio tra serietà, malinconia e facezia, a cui non corrisponde sempre, forse per tempi di lavorazione eccessivamente serrati, una messinscena all’altezza (ci si riferisce comunque solo ad alcune sequenze per le quali sono stati probabilmente battuti pochi ciak).

Per contro, il Verdone regista, memore delle nevrosi alleniane ma idoneo alle modernizzazioni e alle novità, si concede qualche rafinatezza e lascia costantemente spazio agli altri interpreti (benché la genuinità della Rocca sia da preferire alle collaudate agitazioni della Morante).

Ci sono buone battute (“Ma dai!”, però, è esageratamente ripetuta, come succedeva con altre espressioni in precedenti lavori del cineasta) e trovate intelligenti sul predominante ambiente medico (su tutte, la psicologa incapace di intervenire sul proprio privato, un po’ come Athina Cenci in Compagni di scuola).

Insomma, il miglior film della maturità dell’autore di Acqua e sapone, che come allora si serve delle musiche (un tantino invadenti) di Fabio Liberatori.

Max Marmotta