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Trama

Attore attualmente impegnato in un film d’azione ed in procinto di esordire dietro la macchina da presa (benché il socio Sergio tergiversi), Luca Florio entra in una profonda crisi quando scopre di essere gravemente ammalato: ha un’affezione polmonare.

Mentre lui e il suo entourage, il regista Stefano, la produttrice Federica, il fedelissimo assistente Picchio, si domandano quale sia la causa del problema (molto probabilmente i fumi di scena), attorno al suo capezzale si stringono l’ex-moglie Silvia, ora convivente di Daniele, l’attuale compagna Lena, anche lei nel cinema e tentata da una carriera all’estero, il padre Mario, poeta dilettante, e l’amico d’infanzia e compaesano Giacomo, un medico un tantino invadente ma assai capace, forse di più dei luminari che hanno in esame il caso.

Intanto, nella cittadina pugliese d’origine, la madre di Luca, spesso alle prese con la scontrosità dell’altra figlia, Clara, sogna la cugina Sisina, morta giovanissima.

È un segno? .

Recensione

Frullando i cast di due film dimenticati, La fine è nota e Del perduto amore, e aggiungendo altri validi attori (fra cui il padre Alberto) fino ad arrivare ad un cartellone ricco di interpreti famosi (la parte di Placido non si dimentica), meno attivi (Melato, Pagni, Orsini, Marchini, il teatrale Barberio Corsetti) o sconosciuti (con più di venti ruoli finemente definiti), Rubini, con il co-sceneggiatore Starnone, ha dato vita ad una pellicola irta di riferimenti, mai banale, piacevolissima nella sua studiata articolazione, dove non ci si dimentica neppure delle origini meridionali, ossia il fil rouge che lega Tutto l’amore che c’è e L’anima gemella a questo nuovo lavoro (forse il migliore) del regista pugliese, concluso con una sequenza poeticamente ambigua.

Si tratta di una commistione tra autobiografia e acuta riflessione sul cinema nostrano: infatti, se ad esso sostituiamo il personaggio di Luca (il mirabile Bentivoglio), otteniamo una sovrapposizione pressoché perfetta.

Un uomo che non riesce più a respirare, intossicato dai fumi di un prodotto proto-americano (reso a meraviglia con poche immagini), che perde “pubblico”, con un genitore d’animo nobile, un’ex-consorte di grande dignità, un flirt che ama l’estero; la nostalgia del dialetto; un ospedale milanese all’avanguardia che sfrutta, uno romano, cadente, che salva… .

Max Marmotta