Recensione

Un potente uomo d’affari scopre che la sua balbuzie, legata a un’accentuata forma di stress, è guaribile grazie alla vicinanza di un innocuo e pedante contabile.

Non siamo ai pubblicizzati livelli de La cena dei cretini (per quelli non è sufficiente la presenza del compianto e bravissimo Villeret), e soprattutto sussiste un’enorme complicazione nell’adattamento dei dialoghi (non è semplice rendere gli strafalcioni verbali dell’abile Clavier), eppure la commedia bilancia i tempi morti, con alcuni momenti felici (per esempio le sedute con l’attonito medico Lhermitte).

La sceneggiatura funziona alquanto.

Max Marmotta