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Trama

Sbarcare il lunario non è facile nell’hinterland di Liverpool degli anni ’30, specie se il cantiere in cui lavoravi è stato chiuso.

Ne sa qualcosa il capofamiglia dei Sullivan, moglie e tre figli a carico e carattere orgoglioso rasente la xenofobia.

Anche l’essere cattolici (a causa di rinnegate origini irlandesi) è una complicazione. Nel frattempo il fascismo fa proseliti. Un’epoca difficile, dunque, vista con gli occhi dell’ultimogenito, il minuscolo Liam, oppresso dalla morale religiosa, da traumi grandi e piccoli e da una conseguente balbuzie.

Recensione

Stephen Frears continua, con piglio personalissimo, a condurre le sue due carriere parallele: quella americana e quella delle sue origini.

Ad essa appartiene la sua ultima fatica, salutata con favore a Venezia. Al di là dell’equilibrata scelta di interpreti dai volti perfetti (da menzionare almeno il piccolo protagonista Anthony Burrows e sua sorella –nella finzione– Megan Burns, vincitrice del premio Mastroianni al succitato festival), è notevole l’alternanza tra dramma e ironia, in particolare nei confronti dell’educazione repressiva impartita a scuola.

Amaro negli sviluppi, il film rinuncia di proposito alla compiutezza, ma raggiunge pienamente il suo fine descrittivo.

Max Marmotta