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Recensione

Virginia, 1864.

Un soldato nordista ferito a una gamba incontra nel bosco una bambina, che lo accompagna nel collegio in cui vive, semideserto a causa della Guerra di Secessione in corso.

Appena cinque allieve di età diverse studiano, pregano e vivono lì, insieme a un’istitutrice e alla responsabile.

La presenza maschile, per giunta “nemica”, porta inevitabilmente scompiglio.

Il caporale McBurney – così si chiama l’ospite – è un gentile manipolatore che non intende tornare al fronte.

Approfitta delle cure e irretisce soprattutto alcune delle giovani signore, ma la loro competizione” è relativa… Tratto dal romanzo di Thomas Cullinan, già adattato da Don Siegel nel 1971 (però La notte brava del soldato Jonathan – il titolo italiano è diverso – resta comunque un’opera con atmosfere e significati maggiormente inquietanti), il quasi-western della Coppola, più conciso, s’inserisce coerentemente nella poetica dell’autrice, anche perché ritrova la fedele Dunst (nella parte della repressa insegnante) e una Fanning ormai cresciuta dai tempi di Somewhere.

L’alacre Farrell è meno ambiguo di Eastwood, che ricoprì il ruolo alla stessa età (condividono perfino il compleanno!), tuttavia nel validissimo cast (le altre allieve hanno i volti di Angourie Rice, Emma Howard, Oona Laurence e Addison Riecke) spicca l’ottima Kidman (la direttrice).

La confezione è stupenda, grazie principalmente alla sfumata fotografia di Philippe Le Sourd.

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Max Marmotta