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Trama

Le vicissitudini di un eterogeneo gruppo di passeggeri in una sperduta stazione d’autobus cubana, che in genere dispone di una sola corsa al dì, per giunta con destinazioni alternate (L’Avana o Santiago).

Un’attesa di giorni per mancanza di mezzi che funzionino diventa, dopo gli immancabili e comprensibili nervosismi, un’esperienza primordiale basata sulla cooperazione e sul rispetto reciproco.

Non mancano i furbastri, né gli egoisti, ma la curiosa comitiva, guidata dal giovane ingegnere Emilio, riesce a cavarsela in ogni frangente.

Tra l’altro, Emilio è attratto da Jaqueline, promessa sposa ad uno spagnolo.

Recensione

Ecco un altro bell’esempio di allegoria cubana. Juan Carlos Tabío, autore, con lo scomparso Tomas Gutiérrez Alea, di Fragola e cioccolato e Guantanamera, allestisce una storia leggera e simpatica, divertente e ponderata.

I personaggi sono definiti con cura (basti notare, nella scena del risveglio, che a ricordarsi tutto sono soltanto i più generosi) e l’invito al ritorno ad una vita comunitaria spoglia da prepotenze non è mai invadente.

Anche l’ottimismo di fondo non stona con i contenuti, dato che non impedisce alle battute pungenti di trapelare nei dialoghi.

I protagonisti hanno già lavorato con il regista, ma mentre Vladimir Cruz mantiene la sua aria svagata, Jorge Perugorría si conferma come un eccezionale trasformista.

Max Marmotta