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Recensione

Da Non aver paura, considerando i precedenti di Longoni (presente nel breve ruolo dello psicologo), ovvero Naja e un paio di commediole di Gassman & Tognazzi juniores, non c’era da attendersi molto.

Stavolta il nostro si è coraggiosamente cimentato con un genere, il thriller, che in Italia attualmente stenta a trovare nuovi nomi di riferimento.

Facendo il verso agli americani, il regista ci propone la vicenda di un bambino reso insicuro dalla separazione dei suoi genitori, Luca, e del suo alter ego immaginario e più aggressivo, Tommi (interpretati, in barba agli effetti speciali, dai gemelli Marco e Andrea Ragno).

Contemporaneamente, assistiamo al crescente terrore della madre Laura (Morante), alle prese con un maniaco (un quasi invisibile Bocci) che la ossessiona durante i turni del suo segretissimo impiego part-time (fa l’operatrice presso una hot line).

Ora, supponendo, con un po’ di fantasia, che il persecutore possegga il numero interno della protagonista e che costituisca più che altro un minaccioso simbolo di disgregazione, bisogna registrare che le due tracce procedono per tre quarti di film parallele e indisturbate, senza annoiare, fino all’insoddisfacente risoluzione del giallo, che getta alle ortiche qualsiasi colpo messo, anche casualmente, a segno.

Max Marmotta