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Recensione

Alcuni adattamenti letterari sono caratterizzati da cambi d’epoca e ambientazione.

Per quanto concerne il film in esame, nel primo caso in fondo non ci si sposta di tanto (dalla II Guerra Mondiale agli anni ’50); nel secondo si passa dalla Sardegna – terra d’origine della scrittrice Milena Agus, che pubblicò il libro omonimo nel 2006 – alla Provenza.

Ciò non comporta, in realtà, grandi stravolgimenti, poiché è sempre di vicende umane che si parla.

Al centro della scena Gabrielle (Marion Cotillard, che raramente sbaglia un colpo), la cui calcolosi – il titolo si riferisce a questoconta poco agli occhi della famiglia contadina tradizionalista, che aborrisce gli atteggiamenti lascivi della giovane e la considera pazza.

Solo delle nozze imposteno la salva dal manicomio; il prescelto è l’operaio spagnolo José (Álex Brendemühl, ossia The German Doctor), brav’uomo al quale la donna s’abitua.

Ma durante un soggiorno in Svizzera, dove è stata mandata per curare i suoi reni, la protagonista conosce il tenente André (Louis Garrel), al quale si sente più affine.

C’è una rivelazione che, curiosamente, rimanda a una sequenza viscerale de La vie en rose, biografia che rivelò la Cotillard una decina d’anni fa.

Comunque, non è l’unica eleganza registica sfoggiata da Nicole Garcia, formazione d’attrice e già appassionata autrice di opere diversissime come Un week-end su due, Place Vendôme, L’avversario, Quello che gli uomini non dicono.

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Max Marmotta