Trama

Gretchen ha un curioso hobby: risolve cruciverba in metropolitana, dove, tra dondolio e frastuoni vari, riesce a concentrarsi meglio.

Annualmente, sfida se stessa: nell’arco di una sola giornata deve completare più parole crociate possibile, salendo a bordo anche di treni e autobus e scrivendo persino mentre attende alle banchine.

Il suo record è di 77 schemi portati a termine, dieci in meno della madre con la quale condivide la stessa passione e che, durante la sua “maratona”, non fa che lasciarle, preoccupata, messaggi e consigli in segreteria.

In tale contesto, persino l’incontro con l’insistente Ben può divenire un ostacolo.

Recensione

Girato due mesi prima (il manifesto ci tiene a sottolinearlo) degli attentati dell’11 settembre in 35 mm e in video, il film in bianco e nero (con sottotitoli per i rari monologhi e dialoghi) dell’iraniano naturalizzato americano Naderi è l’ultimo di una trilogia, iniziata con gli inediti in sala Manhattan in cifre (1993) e A.B.C. Manhattan (1997). Cosa significhi è per l’appunto un enigma (ma per questo è stimolante analizzarlo): una mania sofisticata che può essere soddisfatta, paradossalmente, solo con l’immersione nella confusione (che deve essere sufficientemente intensa e dotata di movimento, infatti un nastro registrato non può sostituirla), a rischio di sfociare altrimenti nella pazzia, fortunatamente non irreversibile.

Forse Sara è semplicemente una rappresentante dell’umanità, la cui giornata/vita, all’insegna dell’ambizione praticamente sfrenata, è scandita dai consigli inascoltati di una madre/Dio che potrebbe aiutarla ad accettare i propri limiti e a mostrarle come lavorare sodo e seriamente per il conseguimento dei suoi obbiettivi (la risoluzione di tanti cruciverba/misteri).

Solleticante, si diceva, ma irrimediabilmente noioso nonostante la brevità. Il regista ha ricoperto vari ruoli durante la realizzazione (sceneggiatura, suono, montaggio), spalleggiato dall’altrettanto iperattivo (leggete i credits finali) Trevor Moore (Ben).

Max Marmotta