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Recensione

Poteva 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire, furbo best seller, si dice autobiografico, scritto da una giovanissima catanese che risponde al nome di Melissa Panarello (il cognome non è più un segreto), tanto scandaloso per i suoi contenuti (l’iniziazione al sesso di un’adolescente, poi divenuta particolarmente incline all’erotismo), esimersi dal diventare un film (che peraltro prende il nome dall’autrice e non dal libro, creando un curioso precedente)? Ovviamente non poteva, e se n’è voluta occupare in prima persona Francesca Neri, producendolo, eleggendo il regista (il palermitano Luca Guadagnino, quantomeno più originale nei suoi precedenti lungometraggi, The Protagonists e Mundo civilizado), seguendone passo passo la realizzazione, pubblicizzandolo per ogni dove, neanche l’avesse diretto lei.

Il risultato però, al di là di qualche sequenza accettabile, non è confortante, anche perché l’assioma di fondo – il disperante senso di abbandono che divora Melissa, respinta dal ragazzo che vuole, trascurata dall’apparentemente dolcissima madre Daria e compresa soltanto dalla nonna paterna Elvira (una superba Geraldine Chaplin), ritenuta pazza per la sua eccentricità – si può solo intuire, gettato com’è alle ortiche per l’impellenza di intorbidare la cornice sociale di studenti ricchi e scostanti e cinismo d’accatto.

Il regista ha apportato dei cambiamenti alla pagina scritta, ingentilendo i contenuti ma lasciando pepe sufficiente da far credere ai teenagers che accorrono a frotte in sala che stanno assistendo a uno spettacolo trasgressivo.

Approccio sbagliato, come sbagliate si rivelano l’attrice principale (la volenterosa Valverde, i cui tratti iberici mal si addicono al personaggio), scelta per onorare la coproduzione spagnola, e le somiglianze con Le età di Lulù, guarda caso la pellicola che lanciò la Neri.

Max Marmotta