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Recensione

Sarebbe bello se, come accadeva un tempo (quando esistevano meno “finestre” di visione), si offrisse più spesso uno sbocco sul grande schermo a lungometraggi snobbati dalla distribuzione.

Questo film del 2003 – peraltro già pubblicato in dvd (estinto…) – dell’improvvisamente famoso (grazie agli Oscar di Parasite) Bong Joon-ho, costituisce dunque una felice eccezione (che ci auguriamo non resti tale).

Memories of Murder (titolo internazionale imprecisamente tradotto in italiano) è l’opera seconda del regista coreano (successiva a Barking Dogs Never Bite e precedente agli altrettanto inediti The Host e Mother, a loro volta antecedenti ai noti Snowpiercer e Okja), incentrata su due rozzi detective di provincia (il fedelissimo Song Kang-ho e Kim Roe-ha) che indagano su una sfilza di delitti (con stupro) di giovani donne; i due sono affiancati controvoglia da un metodico collega di Seoul (Kim Sang-kyung).

In un inevitabile confronto di stili, ognuno dà il suo apporto. L’azione si fa a volte concitata, parrebbe un thriller in piena regola; ma la dispersione di indizi, la natura fragile di sospettati brutalmente torchiati, il fallimento di un meticoloso impianto accusatorio e perfino i sapienti inserti ironici testimoniano di un lavoro maggiormente complesso, sfaccettato.

Non di un serial killer si parla, bensì conferma il finale – di attitudini, supponenze, oscurantismo.

Con simboli potenti (i tunnel, la nemesi del piede).

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Max Marmotta