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Trama

Mentre il pilota romano Fabio Trivellone si appresta a festeggiare le vacanze natalizie ad Amsterdam insieme alla seconda moglie Serena (all’insaputa della prima, Selvaggia), l’industriale milanese Enrico Carli, a causa dell’improvvisa varicella della figlia Michela, prossima al matrimonio, è costretto a partire con il mancato genero, il coatto Cesare, perché le prenotazioni per la luna di miele non vadano perdute.

Sul loro stesso aereo viaggiano Max e Bruno, due impresari di pompe funebri sull’orlo del fallimento che sperano di risollevarsi consegnando alla ricca vedova De Beers le ceneri del marito.

Recensione

Sorprendentemente co-finanziato da Andrés Vicente Gómez, tra i più importanti produttori spagnoli (Goya, La comunidad), il film delle feste della stanca accoppiata Boldi-De Sica –caparbiamente dedita a scialacquare, nell’ordine, un’inimitabile maschera e un glorioso nome– si affida all’usuale trafila di volgarità e di amorazzi (dopo una prima mezz’ora con voci fuori campo quasi accettabile, così come il finale), senza preoccuparsi troppo dell’attendibilità di una sceneggiatura scritta a otto mani che, sebbene punti all’iperbole, dovrebbe possedere una sua coerenza (vedi l’equivoco di stanza all’ospedale o la completa omologazione linguistica in terra d’Olanda, con tanto di portiere d’albergo napoletano).

Facendo il confronto con Body Guards, dello stesso Parenti, dal quale provengono anche lo strepitante Salvi e l’effeminato (in questo contesto) Izzo, gli episodi potenzialmente divertenti sono di più, ma lasciano maggiormente a desiderare, benché la platea, pur restando tiepida, continui a dichiararsi soddisfatta.

Al di là di una riuscita scena in ascensore con il pilota e le sue mogli (se almeno si insistesse su gag del genere, povere ma misurate!), gli unici che ne escono, diciamo così, a testa alta sono i Fichi d’India, che si esibiscono in un solo (inevitabile?) “tichitì” e attingono dallo slapstick.

Max Marmotta