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Recensione

Il discontinuo Madden (precocemente glorificato da Shakespeare in Love ma i cui lavori migliori restano i misconosciuti Ethan Frome e La mia regina) torna – proficuamente – a lavorare (dopo Il debito) con la sbalorditiva Chastain per questo fitto thriller (solo in parte processuale) giocato sulla volontà della scaltra protagonista Elizabeth Sloane (una lobbista con il pelo sullo stomaco) di sottrarsi a stritolanti poteri economici che conosce bene.

Come viene chiarito (non sveliamo troppo), più che la coscienza (che pure “alligna”) è il gusto della sfida a guidarla quando rifiuta una danarosa campagna a favore delle armi (tema scottante, soprattutto negli USA) ipocritamente imperniata sulla fragilità delle donne.

Anzi, lascia la sua indispettita società per contrastarla in questa battaglia e unirsi – insieme a parte del suo staff – a un gruppo di colleghi decisamente malmessi sul piano dei mezzi a disposizione.

Sarà un percorso impervio, non esente da colpi bassissimi sferrati da (e inferti a) Elizabeth, persona inquieta, insonne, solitaria e malgrado tutto cosciente del suo stato e del suo ruolo.

Un lucido e piuttosto cinico viaggio all’interno di meccanismi viziati da avide ideologie, impreziosito da uno strepitoso cast di contorno (oltre ai sopracitati bisogna menzionare almeno l’accompagnatore Jake Lacy e un Sam Waterston insolitamente negativo).

Lungamente rinviato dalla distribuzione, merita un paio di visioni.

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Max Marmotta